Fuga da Decimomannu
Storia
Nel 1943, al terzo anno di conflitto e consci oramai dell’esito finale della guerra, le Forze Armate italiane si trovano in una fase molto critica; in particolare la Regia Aeronautica appare gravemente provata; esigui gli aerei in grado di combattere, insufficienti gli equipaggi di volo e per di più scarseggia il carburante. In Sardegna la gravità della crisi è ancora più sentita, considerato il sempre più stretto isolamento dalla penisola. Si è in attesa, dopo i terrificanti bombardamenti aerei sferrati dalle forze anglo americane sull'isola, nel febbraio,marzo e l'ultimo il 13 maggio, di uno sbarco da parte degli alleati. Per tenere sotto costante controllo i movimenti del nemico, si decide di trasferire a Decimomannu una sezione di velivoli da ricognizione fotografica. Per tali missioni, molto rischiose, sono richiesti aeroplani con ottime prestazioni, in fatto di velocità, autonomia e tangenza operativa. L’unico aeroplano idoneo a queste missioni è il Macchi MC205. Per l’occorrenza alcuni aeroplani vengono modificati con l’installazione di un serbatoio centrale da 180 lt di carburante in luogo delle 2 mitragliatrici SAFAT da 12,7 mm. e la sostituzione delle armi alari con 2 cannoni MG.151/20. L'aumentato quantitativo di carburante, porta l’autonomia da un minimo di 920 km a un massimo di 1.080 km. equivalente a circa 3 ore di volo. Inoltre una novità assoluta per i caccia italiani, vengono adottati serbatoi sub-alari supplementari sganciabili. Sopraccitate modifiche danno origine al Macchi MC205/V-III Serie R.F, sperimentati intensamente sull’aeroporto di Guidonia, si termina con un ciclo di addestramento sull’aereo e sulle tecniche di aerofotografia da grande altezza.
Il Macchi MC205, probabilmente il miglior caccia italiano della
II^ Guerra Mondiale.
Nella prima decade di agosto, una sezione di 3 velivoli con 9 specialisti viene trasferita sull'aeroporto di Decimomannu, per compiere missioni fotografiche strategiche in Tunisia, Algeria, Canale di Sicilia, Malta. Per questa prima esperienza operativa viene incaricata la 310^ squadriglia con al comando il Capitano Adriano Visconti che porta con sé il Sottotenente Sajeva, il Maresciallo Magnaghi ed il Sergente Laiolo. Con tre piloti due per turno giornaliero e uno di riserva, gli aerei effettuano quotidiane ricognizioni, sui porti e campi aerei di Bone, Philippeville, Bougie, Biserta, isola dei Cani, La Calle, Kairouan e il suo gruppo di aeroporti. Al ritorno a Decimomannu un Macchi MC.202 trasporta a Guidonia le pellicole impressionate, per il loro rapido sviluppo e analisi.
Ormai
è evidente la grande importanza del servizio aerofotografico e la
necessità di svilupparlo ulteriormente; a tale scopo viene dato
l'ordine alla Macchi di produrre 3 velivoli al mese e disposizioni
al Comando per la creazione di altre 2 sezioni di 3 aerei ciascuna,
in Calabria e nelle Puglie per operare nel Mediterraneo centrale e
medio-orientale.
Il 7 settembre 1943
viene effettuata la penultima ricognizione fotografica, sul
porto di Biserta dal Capitano Visconti, con velivolo in non perfetta
efficienza, per la durata complessiva di 1 ora e 40 minuti a 10.000
mt. di quota. Il giorno 8 settembre data dell’armistizio c’è tempo
ancora per un’ultima missione ad opera del S.Tenente Sajeva su
Tunisi con una durata di 80 minuti. A Decimomannu l’armistizio
coglie tutti impreparati e a Visconti non rimane che riunire gli
uomini della 310^ per sentire il parere di tutti; la risposta è
univoca: rientrare a Guidonia per mettere in salvo gli aerei e
ricevere ordini dal Comando. Gli specialisti però chiedono al
comandante di non abbandonarli. Il problema però è tutt'altro che
semplice: i tre velivoli sono dei caccia monoposto e gli uomini sono
12, piloti compresi. Si discute e si ricordano precedenti “fughe”
dalla Tunisia all'atto della resa, con specialisti portati in salvo
in Sicilia, seduti in grembo al pilota. Un montatore propone di
eliminare l'ingombrante apparato fotografico e la pesante
corazzatura, così da fare spazio a due uomini in fusoliera, dietro
l'abitacolo del pilota, seduti su un panchetto, uno di fronte
all'altro, con le ginocchia incastrate; anche il seggiolino del
pilota, eliminato insieme al paracadute, farà più spazio al pilota
che siederà in grembo al terzo uomo.
MC205 simile a tre operativi con la 310^ Squadriglia a
Decimomannu.
Disegno che raffigura la sistemazione dei tre specialisti ed il
pilota all'interno dell'aeromobile.
Presa la decisione, si procede alla modifica degli aeroplani ed in
poche ore si completa l'approntamento dei tre velivoli. Il giorno
dopo alle prime luci dell’alba tutto è pronto e gli uomini prendono
posizione all'interno dei tre caccia. Al segnale del comandante si
decolla. La formazione allargata punta verso Nord, essendo stata
concordata la rotta lungo la direttrice
Decimomannu-Olbia-Bastia-Isola d'Elba-Civitavecchia-Roma-Guidonia,
con la speranza di non fare brutti incontri. Il volo a bassa quota
si svolge regolarmente e, dopo circa due ore, i tre velivoli si
presentano a Guidonia in finale per l'atterraggio. Il primo è
Visconti che, data la scomoda posizione ha difficoltà a ridurre il
motore e accorgendosi di essere lungo, interrompe l'atterraggio
per un secondo tentativo. Sajeva arriva anche lui troppo veloce e
riesce con difficoltà a smaltire la velocità, fermandosi alla fine
della pista. Visconti, in coda a Laiolo che ha atterrato quasi
regolarmente, riprova e questa volta, pur con molta apprensione,
percorre tutta la pista, fermandosi addirittura dentro un hangar,
per fortuna vuoto. A Guidonia, hanno assistito all'arrivo dei tre
caccia in molti e stupiti dai pessimi atterraggi, quando
vedono venire fuori tutte quelle persone, rimangono ulteriormente
sorpresi. La rischiosa missione è finalmente terminata e tutti e
14 tra piloti e specialisti sono in salvo.
La rotta Decimomannu-Guidonia eseguita da i tre caccia.
Adriano Visconti, già popolare per il suo curriculum, vede
accresciuta la sua notorietà per l'audacissima "fuga" dalla
Sardegna. In seguito, dopo il generale sbandamento conseguente
all'armistizio, Visconti si troverà costretto ad operare la
drammatica scelta di campo, comune a moltissimi giovani combattenti,
se mettersi a disposizione del Governo del Re riparato a Brindisi,
oppure aderire alla Repubblica Sociale e continuare la guerra a
fianco dell'alleato tedesco. Visconti non ancora ventottenne, pur
non essendo né fascista né filo-tedesco, risponde all'appassionato
appello del colonnello Ernesto Botto, che chiama a raccolta gli
aviatori italiani a favore della neo-costituita Repubblica Sociale
Italiana. Ben presto assumerà il Comando di una squadriglia del 1°
Gruppo caccia con sede a Mirafiori, con il compito primario di
contrastare le nutrite formazioni di bombardieri angloamericani. Col
procedere delle ostilità, promosso al comando dell'intero Gruppo, il
maggiore Adriano Visconti aumenterà fino a 20 il numero dei
velivoli abbattuti, ed il proprio medagliere già ricco (4 medaglie
d'argento, 2 di bronzo, oltre a 2 croci di ferro di 1^ e 2^ classe),
vedrà aggiungersi altre 2 medaglie d'argento al valor militare.
Cessate le ostilità in Italia, in piena confusione post bellica, il
29 aprile, mentre si reca su invito del locale Comando partigiano a
discutere i termini della resa del 1° Gruppo Caccia dell'Aeronautica
Nazionale Repubblicana, Adriano Visconti viene ucciso da una raffica
di mitra alla schiena, insieme al suo giovanissimo aiutante di volo,
S.Tenente pilota Valerio Stefanini, nel cortile della Caserma del
Savoia Cavalleria a Milano.
(Si ringrazia, il contributo del Sig.
Marco Coni per la stesura di questo articolo)
Il Maggiore Adriano Visconti, grande asso della caccia italiana.